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La Storia di
La Maddalena 

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La Nostra Storia

L’arcipelago di La Maddalena è battuto dai venti del quarto quadrante, “il prepotente ponente e il freddo maestrale”, che hanno dato vita alle correnti e permesso al mare di rimanere pulito. Il vento è attore principale insieme al mare; vento che ci rinfresca nelle calde estati e diventa il paradiso dei velisti, vento che trasporta i profumi, tra i tanti quel profumo di scavvicciu (elicriso) per noi immediatamente riconoscibile; il mare è dai mille toni dal verde al turchese al cobalto. Conosciamo la nostra storia. I nomi attuali delle singole isole emergono dal passato in epoche diverse. Le più antiche denominazioni geografiche risalgono a Plinio il Vecchio: “ …al di là dell’orizzonte, al confine dei mari dell’Africa è la Sardegna, che dista dalla Corsica meno di 8000 passi, riducendo di più la breve distanza con alcune piccole isole che sono denominate Cunicularie. Vi sono le isole di Fintone e di Fossa, dalle quali lo stesso canale è denominato Tafros”. In questo quadro, si inserisce anche il nesonimo Phintonis insula (l’attuale isola di Caprera), Fintone fu forse un marinaio o un nocchiero greco perito in una delle isole dell’arcipelago della Maddalena. Per Plinio e per i Romani l’Arcipelago della Maddalena erano le Cuniculariae Insulae, per il geografo Tolomeo (interpretato come tale) l’isola di La Maddalena era Ilva e l’isola di Spargi Ninfea. L'area delle Bocche di Bonifacio, era intensamente attraversata dalle navi che percorrevano le rotte verso la Penisola Iberica e quella Italica sin dal VI secolo a.C. La conoscenza delle linee di costa, delle secche, dell'andamento dei venti, degli approdi naturali, delle distanze tra un'isola e l'altra, si rendeva necessaria per il buon esito della navigazione. Successivamente, le nostre isole, diventano per i marinai pisani e genovesi del medioevo, Isole dei Carruggi e Isole dei Budelli e, la Phintonis dei Greci, isola di Caprera. Con il Fara, storico sardo del 1500, acquistiamo la conoscenza del toponimo Magdalena, che è pertanto affermato nell’uso dal XVI secolo, quale sia il motivo dell’origine della denominazione è tuttora ignorato. Con Alberto Ferrero della Marmora, naturalista e cartografo piemontese, comincia a prevalere la designazione di Arcipelago della Maddalena. Il nostro arcipelago stando tutto ammassato nelle pericolose Bocche di Bonifacio, il Fretum Gallicum (o Pallicum) dei Romani e il Thaphros dei Greci, è sempre stato via di passaggio importante. Nella narrazione storica ha visto avventurose navigazioni, tempeste, naufragi, racconti riferibili ad età arcaica e poi sviluppatisi forse nell’ambito delle relazioni tra le due isole tirreniche e il canale che si è aperto alla navigazione collegando la penisola italica e la penisola iberica. Cominciamo dal principio. Durante il Neolitico, l’Età della pietra, sull’isola di Santo Stefano si fermarono, forse, i primi uomini per commerciare “l’Oro nero” della preistoria, l’ossidiana, proveniente dall’importante giacimento del Monte Arci in Sardegna.  





Gli antichi Romani conoscevano le nostre rotte, come il relitto di nave oneraria di I secolo a.C. trovato a Spargi dimostra. La nostra isola forse è stata statio militare romana. Nel Medioevo, di sicuro, l’isola di Santa Maria diventa patria di eremiti provenienti dalla Corsica insieme ai pastori corsi. Gli eremiti verranno inseriti nella Regola di San Benedetto nel XIII secolo e saranno mediatori importanti tra i Giudici di Gallura, signori del nord-est della Sardegna, e il Papa. Successivamente saranno i pirati a trovare riparo nelle nostre insenature, solo quando le Isole dei Carruggi cominciarono ad essere chiamate Isole Intermedie, a metà strada fra la Corsica, ancora genovese, e la Sardegna diventata da poco, nel 1720, piemontese, che il Re di Sardegna si interessa a noi. Qui i Savoia arrivati con al comando il maggiore La Rocchette, tra il 14 e il 16 febbraio del 1767, trovarono pochi abitanti, distribuiti nelle varie isole, venuti da Bonifacio. Un centinaio di persone abitavano le case in granito e frasche nel nord dell’isola, alla Trinita, e a Caprera. Prima dell’arrivo nelle nostre acque dell’Ammiraglio Nelson, all’inizio dell’800, per combattere via mare le Guerre Napoleoniche, la nostra isola ha affrontato nel 1793 la “Francia Rivoluzionaria” e un giovane luogotenente, di soli 24 anni, Napoleone Bonaparte, qui ha conosciuto la sua prima sconfitta. A fine Ottocento le semplici case dei pescatori potuelani e ponzesi verranno sostituite dagli eleganti palazzi in stile Umbertino e La Maddalena è una “piccola Parigi” così chiamata per le sue vetrine eleganti e per i suoi abiti alla moda. Diventiamo importante Piazzaforte militare nel centro del Mediterraneo, la cava di granito cresce d’importanza, molte strade e porti saranno costruiti con il lavoro dei nostri scalpellini; quegli “anarchici”, gli scalpellini, arrivati dal nord Italia. Il resto è, il Novecento, con le sue ferite di guerra e la sua rinascita. Nella Seconda Guerra Mondiale siamo stati bersaglio, prima dei bombardieri ALLEATI, successivamente dell’ASSE, con uno dei primi episodi della Resistenza, il 9 settembre del 1943. La nostra storia è racchiusa nelle batterie militari disseminate lungo le isole, nei lastroni di granito spezzati della vecchia cava, nei maestri d’ascia, nella lingua locale, nei suoi carruggi, ristretti vicoli lastricati. La nostra storia è fatta di diversi incontri: corsi, potuelani, ponzesi, galluresi, sardi, “italiani”.  


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